Terrevive è il nome dell’azienda agricola nel territorio modenese che adotta il metodo di agricoltura biodinamica come tecnica agronomica. Nasce nel 2009 il progetto ex novo di Simona e Gianluca( entrambi provenienti da studi universitari ad indirizzo agraria) alla ricerca di un terreno idoneo alla viticoltura, difficile da trovare in una zona come quella della pianura padana di cui la maggior parte dei terreni sono piuttosto argillosi . Trovato questo “pezzo di terra” in cui un tempo confluivano due fiumi (quindi con proprietà e caratteristica sabbiosa ), i due scelgono di adottare una tecnica agronomica biodinamica.

Com’è nata l’agricoltura biodinamica e chi l’ha inventata

Questo metodo di coltivazione si basa sulle teorie di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, e riguarda sistemi sostenibili per la produzione agricola del vino, e si basa sul totale rispetto dell’ecosistema terrestre. I suoi obiettivi sono mantenere la terra fertile, mantenere in buona salute le piante e accrescere la qualità dei prodotti. Già dai primi del ‘900 gli agricoltori lamentavano la perdita di qualità dei prodotti, e fu così che nacque l’agricoltura biodinamica per rispondere a questa esigenza. Poi lo sviluppo economico post guerra ha portato ad una iperproduttività, alla monocoltura e conseguentemente allo sviluppo di un’agricoltura convenzionale con l’uso di vari fertilizzanti e pesticidi di origine chimica.

L’agricoltura biodinamica parte da un’agricotura biologica che utilizza composti organici e di origine naturale, in più ha una visione dell’azienda come organismo agricolo, ovvero un organismo “umano”. Contrariamente all’agricoltura convenzionale , la biodinamica contempla più colture e la biodiversità alla base; il terreno è considerato il “sistema immunitario” di questo organismo e bisogna che sia ricco di microrganismi sani, che non abbia batteri .

L’importanza del cumulo

Proprio per questo Simona e Gianluca mirano a creare un equilibrio naturale dell’ecosistema di cui gli animali assumono una parte rilevante soprattutto per il concime che viene compostato e lasciato maturare per circa 1 anno ricoperto dalla paglia( il cosiddetto “cumulo” che comprende anche scarti della vendemmia) .

In questo “equilibrio”anche l’uomo ne fa parte , osserva e custodisce nel rispetto dei cicli biologici e naturali della terra. Gli animali che producono il concime vengono trattati nel rispetto della loro etologia, con anche la stalla aperta al libero accesso al pascolo.

Le api sono fondamentali per l’impollinazione, tutte le piante ne hanno bisogno per il frutteto, per l’orto, e per la vigna stessa per portare il polline nelle varietà che hanno bassa impollinazione.

Caratteristiche e valori adottati da “Terrevive”

Si parte dalla vigna che viene coltivata in modo biodinamico fino alla cantina dove vengono adottate tecniche di vino naturale, ovvero non viene aggiunto nessun tipo di coadiuvante enologico, non vengono fatte filtrazioni spinte. Il vigneto non è irrigato, potato a mano, non meccanizzato, la raccolta è manuale e anche se la resa a ettaro è molto più bassa, questo risalta la qualità del prodotto, il rispetto per la natura, il rispetto degli animali , il rispetto per la terra e a livello umano da sottolineare la collaborazione con cooperative sociali e/o i servizi sociali di accogliere i ragazzi “svantaggiati” in azienda e farli lavorare in agricoltura. Oggigiorno sono davvero poche le aziende che prendono a lavorare persone che hanno delle disabilità o disagi dal punto di vista psichico o fisico o semplicemente persone che sono alle soglie della povertà .

La scelta di cloni antichi di uva selezionati a bocca per le proprietà enologiche è all’origine di un processo del tutto naturale che predilige la qualità del prodotto. L’utilizzo delle vasche di cemento, è ottimale per la preservazione dei vini naturali in quanto permette una micro ossigenazione, un buono scambio termico tra l’interno e l’esterno a seconda delle stagioni .

Le Clayver (anfore) utilizzate per l’affinamento nei metodi classici.

Progresso o regresso?

Facendo un confronto con la modernità attuale in cui vige la parola “iper”, ci siamo mai chiesti se questo iper sfruttamento del suolo, delle risorse della natura, dell’uomo che produce un iperproduttività industriale ha portato un valore aggiunto ? Sotto tutti i punti di vista , le risorse espropriate alla natura non vengono reintegrate , la tendenza al multitasking delle risorse umane sta creando disturbi nevrotici di iperattività, di sindromi depressive,di disturbi di personalità nei rapporti sociali ( a cui rimando alcuni profili del mio blog nella categoria “disturbi di personalità); di malessere generale come descrive in un suo libro il filosofo sud-coreano Byung-Chul Han. Non è meglio “rallentare” , fare una cosa per volta, rispettare la “terra” in cui viviamo senza abusarne , rispettare tutti gli elementi che compongono questo ecosistema? Tutto questo eccesso ci porterà ad un impoverimento e se da un lato l’uomo è progredito sotto il punto di vista scientifico e tecnologico, non ha integrato quella parte di spirito, di “intelligenza emotiva”, che permette un equilibrio “sano” in questa evoluzione decadente che viviamo oggi.


4 commenti

Marco Bartoli · Maggio 7, 2024 alle 5:55 pm

A volte per fare un passo avanti è necessario farne uno prima indietro.
Progresso è anche fare bene le cose

    Ilenia · Giugno 11, 2024 alle 5:43 pm

    Sono pienamente d’accordo Marco, l’associazione della parola “progresso” legato al concetto di “velocità”, fuorvia il significato della parola stessa. Il rispetto verso l’ambiente, verso gli animali e le persone è un valore aggiunto che per me significa “progresso”, deve andare pari passo con con l’etica, termine oramai dimenticato…

tlover tonet · Dicembre 26, 2024 alle 1:50 am

Awsome blog! I am loving it!! Will be back later to read some more. I am bookmarking your feeds also.

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